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Montesquieu, Pensieri diversi, a cura di D. Felice

Napoli, Liguori, 2010. Pp. 165.

Fabiana Fraulini

 

Considerato il maggiore illuminista francese della prima metà del XVIII secolo insieme a Voltaire, Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu (1689-1755), fu un autore caratterizzato da vastissimi interessi. Testimonianza di questa vivace curiosità intellettuale ci è offerta non solo dalla ricca biblioteca personale [1] e dalle opere che il Président mandò alle stampe, ma anche dalle Pensées, imponente manoscritto – rimasto inedito durante la sua vita [2] – che raccoglie osservazioni e note, prevalentemente brevi, al quale egli continuò a lavorare per tutto l’arco della propria parabola speculativa: Montesquieu era infatti solito registrare su carta riflessioni che avrebbero poi potuto essere rielaborate nelle pagine dei testi destinati alla pubblicazione.

Sebbene ci sia giunta notizia di diverse raccolte di questo tipo aggiornate nel tempo dal celebre Bordolese, la maggior parte di esse è andata perduta. La più estesa e importante di tali collezioni di appunti è costituita proprio dal manoscritto delle Pensées, il quale rappresenta un’imprescindibile fonte per gli studiosi, dal momento che vi si trovano abbozzate, sotto forma di meditazioni e di idee non del tutto “digerite”, molte delle tematiche approfondite dal filosofo francese nei suoi capolavori, specialmente nell’Esprit des lois (1748). Le Pensées debbono quindi essere considerate come una sorta di “cantiere”, all’interno del quale è possibile osservare il formarsi e lo svilupparsi dei punti di vista montesquieuiani. Tuttavia, giudicarle solamente alla stregua di un “cantiere” privato significherebbe sminuirne il valore: esse, infatti, per la molteplicità di argomenti trattati, per la presenza di interessi più ampi e vari di quanto non emerga negli scritti destinati alla stampa, nonché per la maggiore attenzione alle sfumature [3] , possono essere considerate un’opera a sé stante, nell’ambito della quale le concezioni esposte dall’autore nei testi più organici pubblicati durante la sua vita trovano in un certo modo completamento.

Le riflessioni contenute nelle Pensées abbracciano i moltissimi ambiti che suscitavano l’attenzione di Montesquieu, spaziando dalla storia alla politica, dal diritto alla filosofia, dalla morale all’economia, dalla letteratura alla geografia e alle scienze. Col tempo, egli – che pure in gioventù si era interessato anche di fisica, fisiologia, ottica, paleontologia, geologia e botanica [4] – concentrò i propri sforzi soprattutto nello studio delle dimensioni socio-politica e giuridica della realtà, tanto da essere autorevolmente considerato, grazie al suo assiduo impegno intellettuale che lo portò ad elaborare concezioni che sono alla base dell’odierno Stato di diritto (si pensi, per esempio, alle sue tesi sull’autonomia e l’indipendenza della magistratura, e quindi alla teoria della separazione dei poteri [5] ), il vero e proprio fondatore della scienza politica moderna, intesa come «scienza empirica che parte dai fatti accuratamente rilevati per risalire alle cause e alle leggi generali che li spiegano» [6] .

Alcune delle più significative riflessioni presenti nelle Pensées vengono ora tradotte e ordinate per lemmi nel volume dal titolo Pensieri diversi, pubblicato da Liguori e curato da Domenico Felice, uno dei maggiori specialisti a livello internazionale delle concezioni e degli scritti montesquieuiani.

I “pensieri” raccolti in questo florilegio appartengono in larga misura ai domini morale e politico-giuridico, i quali rappresentano i due più importanti terreni su cui si esercita la riflessione del Bordolese, costantemente volta alla ricerca di possibili vie d’uscita alle miserie umane, provocate non solo da talune istituzioni statuali, ma anche dall’ambivalenza della natura umana, che racchiude in sé tanto la possibilità dell’egoismo quanto quella della virtù. Pur nella loro rispettiva specificità, questi ambiti appaiono indissolubilmente legati, tant’è vero che la moderazione, «la virtù più rara» [7] e l’autentico fulcro delle concezioni del Président [8] , si rivela dal suo punto di vista sia la base del corretto agire e il mezzo per il conseguimento della felicità individuale sia il presupposto per la costruzione del miglior ordinamento politico, appunto il governo moderato ovvero ben temperato, «un capolavoro di legislazione, che il caso fa ben di rado» [9] .

Nonostante nel pensiero di Montesquieu politica ed etica si intreccino, mentre la prima trova piena espressione nelle opere pubblicate – in particolar modo, nei grandi capolavori: le Lettres persanes (1721), le Considérations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence (1734) e il già citato Esprit des lois, definito dall’autore «il frutto delle riflessioni di tutta una vita» [10] –, l’analisi dei comportamenti umani, seppur presente anche nei testi da lui licenziati per la stampa, viene più compiutamente sviluppata nelle Pensées, le quali ci forniscono così un’interessante immagine del Bordolese come “moralista”, una dimensione – questa – che nei suoi scritti più celebri e studiati rimane molto spesso in penombra a vantaggio di quella del Montesquieu giurista e scienziato sociale.

Nel corso della sua ricerca di costanti “universali”, il Montesquieu “filosofo morale” delle Pensées focalizza l’attenzione sui vari caratteri e inclinazioni degli uomini nella storia, dall’amore all’amicizia, dalla felicità alla gelosia, dalla religione alla giustizia. Non potendo qui di seguito indugiare su tutte queste tematiche, ci limitiamo appena a qualche accenno intorno alle questioni a nostro avviso più pregnanti.

Uno dei temi fondamentali su cui il Président si sofferma nel suo manoscritto, la felicità, da lui intesa come «disposizione generale dello spirito e del cuore» [11] , non possiede un ruolo così centrale ed esplicito negli altri scritti montesquieuiani. Come ben si capisce leggendo l’antologia che in questa sede si illustra, invece, nelle Pensées di tale argomento vengono esplorati molteplici aspetti: troviamo infatti meditazioni sulla felicità di esistere, sul rapporto tra felicità e piaceri e sull’essenza stessa della felicità, che il Bordolese giudica indissolubilmente legata alla moderazione e alla misura, cioè a desideri calmi e ragionevoli.

 Ampio spazio viene poi riservato ad osservazioni sulla religione, che il filosofo di La Brède interpreta – ad un tempo – come un importantissimo agente moderatore dei costumi, uno dei princìpi che governano le azioni umane e un elemento costitutivo dell’identità spirituale di un popolo. Alle meditazioni sulla fede, su Dio e sull’anima si affiancano non solo “pensieri” dedicati alla morale cristiana, ma anche considerazioni sull’ateismo, critiche indirizzate agli ecclesiastici (in particolare, ai gesuiti) e annotazioni sull’islamismo. 

Oltre a ciò, nelle Pensées l’autore porta avanti una lucida esplorazione delle caratteristiche proprie degli individui e delle società della prima metà del Settecento; i commenti – talora ironici – sui costumi della sua epoca consentono di intravedere la cornice storica e culturale entro cui egli viveva, la Francia di Luigi XIV e della Reggenza, mostrando all’opera un Montesquieu moralista, giudice implacabile delle virtù, dei vizi e dei moventi delle azioni dei suoi contemporanei. Ma il Président non esita a spingere lo sguardo al di là dei confini nazionali e anche lontano dal XVIII secolo: molte riflessioni – frutto, in parte, del suo grand tour europeo avvenuto fra il 1728 al 1731 – sono infatti dedicate ai diversi popoli del Vecchio Continente e all’età antica. Non solo: nel corso dell’analisi dei sistemi politici e sociali, lungi dal focalizzare l’attenzione esclusivamente sull’Europa, egli allarga l’orizzonte d’indagine ad altre parti del pianeta, così da riuscire a trovarsi nelle condizioni migliori per affinare il suo studio della natura umana e per rinvenire i fondamenti del potere, della convivenza civile e delle pubbliche istituzioni. Uno dei risultati di questa disanima a tutto campo è l’innalzamento al rango di regime a sé stante del dispotismo, che negli autori classici – sempre presenti, da Cicerone a Tacito e da Plutarco a Marco Aurelio, nella sua riflessione – era ridotto a una sottospecie della monarchia [12] . Le annotazioni riservate alla categoria concettuale del dispotismo, governo oppressivo per eccellenza «che incessantemente rovescia le sue calamità sul principe e sui sudditi» [13] , al quale il filosofo francese consacra una trattazione approfondita nell’Esprit des lois, occupa parecchie pagine delle Pensées.

Nell’antologia di Felice, inoltre, sono numerosi i capitoli che raccolgono “pensieri” inerenti al governo moderato, alla schiavitù e alla libertà («questo bene che fa godere degli altri beni» [14] ), nonché ad una delle idee-cardine delle concezioni montesquieuiane, quella di «spirito generale» (o «spirito dei popoli e delle nazioni»), secondo la quale tutto, dalla cultura alla geografia e alla storia, è legato e ci condiziona nel nostro essere: ogni popolo risulta dunque contraddistinto da un proprio «spirito» peculiare, e così ogni epoca (ai suoi giorni e in alcuni potenti Stati europei, per esempio, il Bordolese ritiene sia predominante lo «spirito» del commercio) [15] .

Nel libro che si sta qui presentando, trovano anche largo spazio le riflessioni di “Montesquieu su Montesquieu”, pagine autobiografiche che ci permettono di scorgere dietro il giurista e il filosofo, impegnato nel tentativo di coniugare le ragioni della libertà con quelle della necessità, l’uomo Montesquieu, che racconta di sé, della sua vita, delle sue abitudini, delle sue convinzioni e delle sue idiosincrasie.

Questo agile volume – che si chiude con una selezione di “pensieri” in lingua originale, riportati così come ci sono pervenuti nel manoscritto dell’opera – ci mostra quindi un Montesquieu poco noto, che all’immagine del co-fondatore delle moderne scienze sociali e principale teorico del costituzionalismo liberale affianca quella del moralista, attento indagatore dell’humana conditio nelle sue diverse sfaccettature. Per questo motivo, l’antologia curata da Felice è senza dubbio una pubblicazione di grande interesse e contribuisce a far conoscere meglio attitudini e visione del mondo di uno dei più insigni, stimolanti e innovativi pensatori del Settecento europeo.




[1] Cfr. Catalogue de la bibliothèque de Montesquieu à La Brède, édité par L. Desgraves et C. Volpilhac-Auger, avec la collaboration de F. Weil, Napoli-Paris-Oxford, Liguori - Universitas - Voltaire Foundation, 1999.

[2] Finora il corposo manoscritto delle Pensées (tre grossi volumi rilegati, rispettivamente di 284, 336 e 489 fogli), custodito presso la Bibliothèque Municipale di Bordeaux, non è mai stato pubblicato integralmente; da alcuni anni, tuttavia, esso risulta in corso di trascrizione, a cura di un gruppo di studiosi coordinato da Carole Dornier, nel sito elettronico Montedite – Édition en ligne des manuscrits de Montesquieu, all’indirizzo <https://unicaen.fr/services/puc/sources/Montesquieu>. Ne sono comunque apparse svariate edizioni parziali, la prima delle quali ha visto la luce poco più di un secolo fa: Montesquieu, Pensées et fragments inédits, publiés par le baron Gaston de Montesquieu, préface de H. Barckhausen, avec des notes du même et de R. Dezeimeris et R. Céleste, 2 voll., Bordeaux, G. Gounouilhou, 1899-1901. Le Pensées hanno però conosciuto un enorme successo soprattutto grazie al florilegio tematico dato alle stampe quattro decenni dopo: Id., Cahiers (1716-1755), textes recueillis et présentés par B. Grasset, entirèment revus sur les manuscrits par A. Masson, Paris, Grasset, 1941; di tale volume esiste una traduzione italiana a cura di Leone Ginzburg: Id., Riflessioni e pensieri inediti (1716-1755), Torino, Einaudi, 1943 (19442; rist. anast., con intr. di D. Felice: Bologna, CLUEB, 2010). La più completa e accurata tra le edizioni delle Pensées attualmente in circolazione è quella curata da Louis Desgraves: Id., Pensées – Le Spicilège, Paris, Laffont, 1991.

[3] Nei suoi scritti, peraltro, Montesquieu dimostra sempre un’indubbia attenzione alle nuances della realtà: su questo, cfr. Défense de l’Esprit des lois, in Œuvres complètes de Montesquieu, publiées sous la direction de A. Masson, 3 tt., Paris, Nagel, 1950-1955, t. I, 2, p. 456.

[4] A proposito di questi interessi del Montesquieu giovane, cfr. P. Barrière, L’Académie de Bordeaux centre de culture internationale au XVIIIe siècle (1712-1792), Bordeaux-Paris, Bière, 1951; J. Torlais, “Montesquieu homme des sciences”, in AA.VV., Actes du Congrès Montesquieu, réuni à Bordeaux du 23 au 26 mai 1955, intr. de L. Desgraves, Bordeaux, Delmas, 1956, pp. 349-353; G. Milhaud, “Le regard scientifique de Montesquieu”, «Europe», 57 (1977), pp. 31-41; C. Iglesias, El pensamiento de Montesquieu. Política y ciencia natural en el siglo XVIII, Madrid, Alianza, 1984 (2a ed.: Barcelona, Galaxia Gutenberg / Círculo de Lectores, 2005); L. Bianchi, “Montesquieu naturaliste”, in AA.VV., Montesquieu. Les années de formation (1689-1720). Actes du colloque de Grenoble (26-27 septembre 1996), présentés et publiés par C. Volpilhac-Auger, Napoli-Paris-Oxford, Liguori - Universitas - Voltaire Foundation, 1999, pp. 109-124; A. Postigliola, “Montesquieu entre Descartes et Newton”, ivi, pp. 91-108; D. de Casabianca, Montesquieu. De l’étude des sciences à l’esprit des lois, Paris, Champion, 2008.

[5] Su queste tematiche, cfr. S. Cotta, “Montesquieu e la libertà politica”, in D. Felice (a cura di), Leggere l’Esprit des lois. Stato, società e storia nel pensiero di Montesquieu, Napoli, Liguori, 1998, pp. 103-135 (il volume è integralmente leggibile anche on line all’indirizzo <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Stato_società.pdf >); D. Felice, “Autonomia della giustizia e filosofia della pena”, in Id., Per una scienza universale dei sistemi politico-sociali. Dispotismo, autonomia della giustizia e carattere delle nazioni nell’Esprit des lois di Montesquieu, Firenze, Olschki, 2005, pp. 73-117; M. Goldoni, “L’onore del potere giudiziario: Montesquieu e la monarchia dei poteri intermedi”, in D. Felice (a cura di), Politica, economia e diritto nell’«Esprit des lois» di Montesquieu, Bologna, CLUEB, 2009, pp. 1-66 (l’opera è integralmente consultabile anche sul web all’indirizzo <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Pol_eco_dir.pdf>).

[6] “Leggere Montesquieu, oggi: dialogo con Sergio Cotta”, a cura di M. Cotta e D. Felice, appendice a D. Felice, Montesquieu e i suoi interpreti, 2 tt., Pisa, ETS, 2005, t. I, pp. 893-905: 898 (corsivo di S. Cotta) (l’opera è integralmente disponibile anche on line all’indirizzo <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Montes_interpreti.pdf>); una seconda versione di tale intervista, completamente riveduta e bibliograficamente aggiornata da P. Venturelli, è apparsa, sotto il titolo di “Leggere Montesquieu, oggi. Dialogo con Sergio Cotta”, nella sezione digitale di «Araucaria», <https://www-en.us.es/araucaria/entrevistas/entrevista_2.htm> [2008], senza paginazione). Sul Bordolese come fondatore della scienza politica moderna, si veda soprattutto S. Cotta, Montesquieu e la scienza della società, Torino, Ramella, 1953 (il libro è fruibile anche on line all’indirizzo <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Scienza_soc.pdf>).

[7] Montesquieu, Pensieri diversi, a cura di D. Felice, Napoli, Liguori, 2010, p. 87 (d’ora in poi: Pensieri). Sulla rarità della virtù presso gli uomini, cfr. anche Id., De l’esprit des lois, 2 tt., introduction, chronologie, bibliographie, relève de variantes et notes par R. Derathé, Paris, Garnier, 1973, t. II, p. 274 (l. XXVIII, cap. 41). A maggior ragione, sono ben pochi i prìncipi virtuosi: vedi ibid., t. I, p. 30 (l. III, cap. 5).

[8] Cfr. D. Felice, “Introduzione” a Pensieri, pp. 1-16: 13-14.

[9] Pensieri, p. 87. Queste stesse identiche parole – come pure le immediatamente successive: «e che di rado si lascia fare alla prudenza» – tornano in Montesquieu, De l’esprit des lois, cit., t. I, p. 71 (l. V, cap. 14); tale «capolavoro della legislazione consiste nel saper ben collocare il potere giudiziario» (ibid., t. I, p. 182 [l. XI, cap. 11]). Per quanto concerne la moderazione rispetto ad entrambi i piani, egli ad esempio scrive – ancora nel suo opus maius – che «il bene politico, come il bene morale, si trova sempre tra i due estremi» (ibid., t. II, p. 281 [l. XXIX, cap. 1]). È peraltro evidente che il filosofo francese, assumendo l’aurea mediocritas come propria norma di condotta personale e come principio metodologico nello studio, rifiuta con decisione «ogni genere di riduzionismo, di semplicismo e di estremismo» (D. Felice, “Introduzione” a Pensieri, p. 2).

[10] Pensieri, p. 148.

[11] Pensieri, p. 72.

[12] Sulla storia del concetto di dispotismo, dall’antica Grecia ai giorni nostri, cfr. D. Felice (a cura di), Dispotismo. Genesi e sviluppi di un concetto filosofico-politico, 2 tt., Napoli, Liguori, 2001-2002 (20042) (l’opera è integralmente consultabile anche on line agli indirizzi <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/dispotismo1.pdf> [il primo tomo] e <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/dispotismo2.pdf> [il secondo tomo]). A proposito del governo dispotico e dei suoi caratteri nelle concezioni del Bordolese, si veda D. Felice, “Dispotismo e libertà nell’Esprit des lois di Montesquieu”, ivi, t. I, pp. 189-255 (questo saggio, modificato in più punti e aggiornato bibliograficamente, è stato poi inserito, col titolo “Dispotismo e libertà”, in Id., Per una scienza universale dei sistemi politico-sociali, cit., pp. 1-71).

[13] Pensieri, p. 60.

[14] Pensieri, p. 113.

[15] Su questi aspetti, cfr. C. Borghero, “Libertà e necessità: clima ed ‘esprit général’ nell’Esprit des lois”, in D. Felice (a cura di), Libertà, necessità e storia. Percorsi dell’Esprit des lois di Montesquieu, Napoli, Bibliopolis, 2003, pp. 137-201 (l’intero volume è anche disponibile sul web all’indirizzo < https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Libertà.pdf>); D. Felice, “Carattere delle nazioni: ‘fisico’ e ‘morale’ nell’Essai sur les causes qui peuvent affecter les esprits et les caractères e nell’Esprit des lois”, in Id., Per una scienza universale dei sistemi politico-sociali, cit., pp. 119-144 (il saggio è fruibile anche on line all’indirizzo <https://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Scienza_universale_cap_III.pdf >).

 

 

 

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